Quando il fato fa brutti scherzi, Periferia di Roma, lungotevere

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Phollia
view post Posted on 20/11/2011, 15:51




Passi, passi silenziosi, passi taciuti dalla corrente del fiume, che vicino ad ella scorreva. Gli occhi di ghiaccio, percorsi sempre più spesso da lampi di terrore, si muovevano febbrilmente in cerca di una via di fuga. Ma Lara sapeva che niente l’avrebbe potuta salvare, non per quella notte. Passi, ancora passi sempre più veloci, passi che le facevano male, ma che era costretta a compiere con ritmo sempre più incalzante. Lo sguardo si rivolse alla corrente e notò che il Tevere era più grosso del solito, portava più acqua, evidentemente aveva piovuto. Era rimasta tutta la settimana ad Hogwarts e non si era aggiornata sulle condizioni meteo dell’Italia, in quel momento non importava. Nulla importava, nemmeno se fosse venuto giù il diluvio universale lei avrebbe smesso di camminare. Il sole era tramontato ormai da qualche ora, ma non era completamente buio. La donna non sapeva precisamente che ore fossero, vedeva solo il crepuscolo sopraggiungere e la notte avanzare. Sentiva sotto i piedi nudi l’asfalto sporco del lungotevere, sentiva ogni piccola scheggia infilzarsi nella sua tenera carne, sentiva dolore ad ogni passo, ma era sopportabile, nulla a confronto di quello che avrebbe subito da lì a poco. Aveva freddo, la pelle cerea delle gambe esposta al vento freddo autunnale rabbrividiva ad ogni lieve folata. Sentiva il gelo penetrarle nelle ossa poiché sotto al nero cappotto non indossava nulla. A cosa sarebbe servito? Avrebbe solo strappato indumenti che amava, che le erano costati galeoni. Senza parlare delle scarpe, che avrebbe abbandonato per nulla. Alcune foglie secche, ingiallite e marrognole si accumulavano e si spostavano leggermente al suo passaggio. Odiava quella situazione. Si sentiva vulnerabile, non poteva utilizzare la magia, ma era si confortava nel pensiero che la sua bacchetta fosse sotto chiave a casa, al sicuro. Si passo due dita sotto l’orecchio, dove aveva impresso il marchio. Fece un debole sorriso che risultò un ghigno animalesco. Sapeva che se l’avessero aggredita lui sarebbe giunto in suo soccorso, anche se era una bestia. La strada era deserta, silenziosa, sentiva solo di tanto in tanto il rumore di qualche macchina babbana passare sopra alla sua testa. I caffè e i localini pieni di gente erano più vicini al centro, la donna si trovava ormai in periferia, lontana da ogni fonte di allegria o di vita. Probabilmente dopo quella volta avrebbe dovuto cambiare posto, avrebbe scelto una foresta, una scura foresta sulle alpi, ma pregava di avere la possibilità di rimare lì, anche il mese successivo. Era nella sua città, nel suo ambiente e stranamente si sentiva meglio o più precisamente meno peggio. Iniziò gradualmente a sudare, scacciava con la mano i capelli rossi, ribelli, spettinati dalla fronte, senza però ottenere l’effetto sperato; il caldo persisteva, la fiamma l’aveva presa e il gelo che fino a pochi minuti prima l’attanagliava era scomparso lasciando il posto ai primi sintomi. Iniziò a correre, correre sempre più veloce poiché si era resa conto che era in ritardo, le giornate si accorciavano e la notte, la luna sopraggiungeva prima ed ella non era ancora nel posto prestabilito. Tra il marciume della periferia, tra le foglie secche autunnali, tra l’odore del fiume Lara correva, correva con il fuoco che le bruciava dentro, stringendosi il cappotto intorno al corpo. Ansimava, il fiatone che le faceva sobbalzare il petto e la nuda pietra sotto le scapole. Era sdraiata nel punto in cui la strada finiva per gettarsi nel fiume. Era entrata nell’area protetta magicamente da occhi indiscreti, nell’area dove i suoni venivano repressi e dove nessuno poteva vederla se non Pound, o tutti coloro che avessero il suo sangue. Era stato necessario un tributo della peggior specie per procurarle quel piccolo angolo, ma n’era valsa la pena. Si alzò tremante scorgendo delle piccole gocce di sangue che provenivano dai suoi piedi, le ignorò. Prese in mano le catene che presto si avrebbe chiuso intorno al corpo e che salde e magiche le avrebbero impedito di compiere atroci atti. Stava per serrare la prima intorno al polso destro quando vide un’ombra, di sfuggita, che si aggirava intorno ad ella e pareva vederla. Il panico la prese, era indifesa, senza alcuna protezione e la luna ormai era alta.


 


Privè..

 
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~Dæmon˜
view post Posted on 15/12/2011, 15:24




L'immortale fissava la danza delle fiamme nel cammino seduto sulla poltrona consumata dal tempo davanti ad esso e rigirava tra le dita un bicchiere mezzo pieno di una sostanza alcolica. Improvvisamente si alzò in piedi e scaraventò il bicchiere all'interno delle fiamme, ove il vetro si infranse scagliando in giro i suoi pezzi e alimentando il fuoco con il suo contenuto. La creatura notturna era rimasta seduta tre giorni in quella poltrona a bere alcol e a riflettere. Era talmente infuriato che non si era nutrito negli ultimi giorni. Non riusciva ad accertare che ci fosse qualcuno più forte di lui e che perfino sembrava essere riuscito a dominarlo. Il pensiero violento di perforare il suo collo con i suoi denti e nutrirsi di quell'uomo gli fecero bruciare la gola e gli ricordarono che non si nutriva da tempo.
“Che cosa sei!?,,
Sussurrò appoggiando un braccio sul cammino e la fronte su di esso. Nella sua vita ne aveva viste di cose strane, ma mai come quel tizio. Non aveva trovato traccia nei libri e le informazioni che aveva non erano sufficienti per aiutarlo a farsi un'idea. Non sapeva niente del Fantasma,sopranome che gli aveva dato momentaneamente, ma era saggio non sfidarlo al momento non conoscendo i suoi punti deboli. Almeno aveva un piccolo vantaggio, aveva percepito un odore di donna sul Fantasma e la creatura era abbastanza sicura che quella donna doveva avere informazioni utili. Dopo essersi lavato prese i suoi vestiti e dei soldi perché l'odore della donna era mescolato con il profumo di un paese che conosceva bene e su cui non metteva piede da tempo. Usò le sue abilità per prendere il primo aereo in partenza e una volta salito decise di concedersi qualche ora di sonno, non gli serviva, ma sognare era una delle poche cose umane che gli piaceva ancora fare. Poco prima di atterrare usò la magia per teletrasportarsi fuori dall'aereo per assicurarsi che se qualcuno lo stava seguendo in quel modo avrebbe perso le sue traccie. I suoi piedi si posarono sul cornicione del Colosseo e piegando lievemente la testa all'indietro inspirò l'aria.
“Ahh! Italia quanto mi sei mancata...,,
Balzò verso l'interno del Colosseo e poco prima di toccare il suolo si teletrasportò un'altra volta a qualche chilometro di distanza in una locanda. Era un luogo di ritrovo per maghi e aveva tutto quello che gli occorreva, discrezione, comfort e magia. Una volta presa una stanza la sigillò con alcuni incantesimi e si fece inviare dalla sua elfa alcune cose che aveva lasciato a casa. Una volta sistemata la camera si affacciò alla finestra e guardò di sotto dove individuò una bella ragazza.
“E' proprio vero! Il profumo del cibo italiano è inconfondibile..,,
Disse sorridendo mettendo in bella vista dei denti bianchissimi mentre un ombra andava a contornare i suoi occhi cerulei. La ragazza era quasi arrivata a casa quando una forza improvvisa le tolse tutta l'aria dai polmoni impedendola di urlare e la catapultò nel vicolo. Attese lo schianto che non arrivò mai perché delle braccia forti la presero al volo,ma prima che potesse parlare un dolore acuto la fece smettere di pensare..“Guarda quei due come ci danno dentro!,, disse un uomo alla sua donna ridendo e lei rispose : “Già! Sembra quasi che se la stia mangiando,, svoltarono l'angolo troppo presto perché altrimenti avrebbero visto Damon alzare la testa con le labbra sporche di una sostanza rossa scarlatta. In quel momento arrivò alle sue narici l'odore di colei che stava cercando, preso dal nutrirsi non l'aveva percepito. Lasciò la donna e con la super velocità si lanciò all'inseguimento della scia. Con il suo avanzare l'odore si faceva sempre più intenso e non si lasciò sfuggire le traccie di sangue per terra. Sembrava ferita e la creatura sperò che non stesse morendo perchè gli serviva viva, almeno per ora. Si fermò improvvisamente davanti a lei a qualche metro di distanza nascosto nell'ombra del ponte e la osservò. Sdraiata accanto all'acqua con delle catene in mano spinse la creatura notturna a chiedersi cosa diavolo stava facendo. Prima di avanzare decise di capire chi aveva davanti cosi si limitò ad osservarla nell'ombra.
 
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