Passi, passi silenziosi, passi taciuti dalla corrente del fiume, che vicino ad ella scorreva. Gli occhi di ghiaccio, percorsi sempre più spesso da lampi di terrore, si muovevano febbrilmente in cerca di una via di fuga. Ma Lara sapeva che niente l’avrebbe potuta salvare, non per quella notte. Passi, ancora passi sempre più veloci, passi che le facevano male, ma che era costretta a compiere con ritmo sempre più incalzante. Lo sguardo si rivolse alla corrente e notò che il Tevere era più grosso del solito, portava più acqua, evidentemente aveva piovuto. Era rimasta tutta la settimana ad Hogwarts e non si era aggiornata sulle condizioni meteo dell’Italia, in quel momento non importava. Nulla importava, nemmeno se fosse venuto giù il diluvio universale lei avrebbe smesso di camminare. Il sole era tramontato ormai da qualche ora, ma non era completamente buio. La donna non sapeva precisamente che ore fossero, vedeva solo il crepuscolo sopraggiungere e la notte avanzare. Sentiva sotto i piedi nudi l’asfalto sporco del lungotevere, sentiva ogni piccola scheggia infilzarsi nella sua tenera carne, sentiva dolore ad ogni passo, ma era sopportabile, nulla a confronto di quello che avrebbe subito da lì a poco. Aveva freddo, la pelle cerea delle gambe esposta al vento freddo autunnale rabbrividiva ad ogni lieve folata. Sentiva il gelo penetrarle nelle ossa poiché sotto al nero cappotto non indossava nulla. A cosa sarebbe servito? Avrebbe solo strappato indumenti che amava, che le erano costati galeoni. Senza parlare delle scarpe, che avrebbe abbandonato per nulla. Alcune foglie secche, ingiallite e marrognole si accumulavano e si spostavano leggermente al suo passaggio. Odiava quella situazione. Si sentiva vulnerabile, non poteva utilizzare la magia, ma era si confortava nel pensiero che la sua bacchetta fosse sotto chiave a casa, al sicuro. Si passo due dita sotto l’orecchio, dove aveva impresso il marchio. Fece un debole sorriso che risultò un ghigno animalesco. Sapeva che se l’avessero aggredita lui sarebbe giunto in suo soccorso, anche se era una bestia. La strada era deserta, silenziosa, sentiva solo di tanto in tanto il rumore di qualche macchina babbana passare sopra alla sua testa. I caffè e i localini pieni di gente erano più vicini al centro, la donna si trovava ormai in periferia, lontana da ogni fonte di allegria o di vita. Probabilmente dopo quella volta avrebbe dovuto cambiare posto, avrebbe scelto una foresta, una scura foresta sulle alpi, ma pregava di avere la possibilità di rimare lì, anche il mese successivo. Era nella sua città, nel suo ambiente e stranamente si sentiva meglio o più precisamente meno peggio. Iniziò gradualmente a sudare, scacciava con la mano i capelli rossi, ribelli, spettinati dalla fronte, senza però ottenere l’effetto sperato; il caldo persisteva, la fiamma l’aveva presa e il gelo che fino a pochi minuti prima l’attanagliava era scomparso lasciando il posto ai primi sintomi. Iniziò a correre, correre sempre più veloce poiché si era resa conto che era in ritardo, le giornate si accorciavano e la notte, la luna sopraggiungeva prima ed ella non era ancora nel posto prestabilito. Tra il marciume della periferia, tra le foglie secche autunnali, tra l’odore del fiume Lara correva, correva con il fuoco che le bruciava dentro, stringendosi il cappotto intorno al corpo. Ansimava, il fiatone che le faceva sobbalzare il petto e la nuda pietra sotto le scapole. Era sdraiata nel punto in cui la strada finiva per gettarsi nel fiume. Era entrata nell’area protetta magicamente da occhi indiscreti, nell’area dove i suoni venivano repressi e dove nessuno poteva vederla se non Pound, o tutti coloro che avessero il suo sangue. Era stato necessario un tributo della peggior specie per procurarle quel piccolo angolo, ma n’era valsa la pena. Si alzò tremante scorgendo delle piccole gocce di sangue che provenivano dai suoi piedi, le ignorò. Prese in mano le catene che presto si avrebbe chiuso intorno al corpo e che salde e magiche le avrebbero impedito di compiere atroci atti. Stava per serrare la prima intorno al polso destro quando vide un’ombra, di sfuggita, che si aggirava intorno ad ella e pareva vederla. Il panico la prese, era indifesa, senza alcuna protezione e la luna ormai era alta.
Privè..