La riunione con Lara Scelus

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Percy Cartney
view post Posted on 1/11/2011, 17:25




Pum, pum, pum. I tacchi dei mocassini del prof. Percy Cartney sbattevano sulla nuda pietra dei pavimenti del castello dove risiede la famosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il neo-docente, nominato poco tempo prima insegnante di Trasfigurazione, era rimasto meravigliato quando il messaggio della prof.ssa Scelus era giunto nel suo ufficio portando l'importante notizia. La vice-preside lo attendeva nel suo appartamento per una cena proprio quella sera per discutere dell'anno scolastico alle porte e del metodo di insegnamento e giudizio verso i nuovi studenti. Il professore uscì definitivamente dal suo studio alle ore 19:50, l'appuntamento era alle 20:00 e lui non voleva fare un minuto di ritardo, ma neanche uno di anticipo. Era il suo primo appuntamento con la professoressa, nonchè vice-preside, ed era importante la prima impressione.
Prima di aprire la porta dell'ufficio del docente di Trasfigurazione, al fine di uscire dalla stanza e recarsi dalla Scelus, si sistemò la giacca blu e la lunga cravatta celesta a pallini azzuro scuro. Portava dei lunghi pantaloni di cotone anch'essi blu che si fermavano poco al di sotto delle caviglie in una cucitura poco visibile. Si sbattè la porta alle spalle uscendo dallo studio. Prese un profondo respiro ed iniziò a camminare lungo i corridoi del terzo piano del castello arrivando quasi immediatamente alle scale che conducevano all'ufficio del preside.
E perché il nostro professore si sta recando nell'ufficio del preside per incontrare la VICE-preside?! Bella domanda! Forse la prof.ssa Scelus si divertiva a sentirsi un pezzo grosso accomodandosi sulla poltrona dell'uomo più importante di Hogwarts? O il suo studio si era di colpo allagato completamente e, per ovviare a questo tragico evento, si era andata a rintanere nell'unico studio avanzato della scuola? Percy soffocò una leggere risatina alle strane domande che si stava ponendo nella sua testa. Ora il suo sguardo si fece serio mantre continuava a percorrere gli ampi corridoi di Hogwarts diretto all'uffcio del preside. Altri pensieri gli stavano affolando la testa e di colpo tutto si fece più buio. Il professore si rese conto verso cosa stava andando incontro. Un anno scolastico, il primo, governato da una donna che nessuno aveva mai conosciuto. Come arrivata dal nulla, ma era la più importante carica all'interno del castello e, perché no?!, magari avevano anche delle idee in comune. Aveva sentito dire che la Scelus odiasse i babbani, e quei sudici sporchi mezzosangue! Questo era già un punto che condividevano. Il nostro neo-insegnante trovava disgustoso permettere a quella gente di frequentare la nobile scuola dove lui insegnava. Sporcare in questo modo il nome di uno dei più importanti istituti del mondo magico! Lui e la vice-preside la pensavano allo stesso modo su questo campo, o almeno così credeva Percy mentre accellerava leggermente il passo alla vista dell'orologio in pella legato al braccio sinistro che indicava le ore 19:53.
Ma che cosa succede?!
Si chiese dopo aver girato un angolo sobbalzando all'indietro. Una sostanza verde e sudicia riempiva il pavimento. Il professore si avvicinò ad essa controllando da vicino la situazione senza fare ancora nulla.
Sono qui per insegnare! Non per fare le pulizie di primavera!
Sbuffò estraendo la bacchetta e cominciando a muoverla sulla sostanza che piano piano si stava dissolvendo nel nulla. Dopotutto era l'insegnate di Trasfigurazione, a chi meglio di lui sarebero riusciti questi incantesimi?!
Sarà stata qualche strana sostanza persa da quel tonto del guardiano...
Bisbigliò con un filo di cattiveria riprendendo a camminare e rinfinlando la bacchetta in una delle tasche interne della calda giacca blu.
Ore 19:55, non aveva perso molto tempo nelle "pulizie di primavera" e pensò di fare un salto in Sala Grande a visionare l'ampia stanza che di lì a pochi giorni sarebbe stata invasa da centinaia di studenti a tutte le ore della giornata.
Aprì con un colpo di bacchetta le grandi porte d'ingresso della stanza e rimase un secondo immobile, affascinato da quella meravigliosa visione. Tanti anni prima anche lui si era seduto tra quei tavoli, anche lui aveva mangiato da uno di quei piatti, anche lui aveva riso, pianto, si era divertito e aveva provato per la prima volta... l'amore. Quelle mura erano state la sua casa per anni e tornarci adesso da professore era diverso, magico. Avrebbe visto tanti giovani studenti provare ciò che lui aveva provato, passare sette allegri anni all'interno di quel castello. Avrebbe visto Hogwarts diventare la casa di tanti alunni con ancora molte decisioni da prendere e tornare anche la sua più grande dimora.
Fece qualche altro passo verso l'interno e andò a sedersi al tavolo dei Corvonero. E si, la sua vecchia casa. Era appartenuto a quella "famiglia". Aveva vissuto con i suoi compagni 7 anni di giovinezza ed ora, risedersi a quel tavolo, riprovare quelle emozioni gli fece venire i brividi.
Chiuse gli occhi ricordando i rumori che ogni giorno udiva dentro la Sala Grande. Sentiva i suoi vecchi compagni mangiare a tutta velocità il loro piatto ricco di becon e uova e quindi alzarsi immediatamente e mettersi a correre perché in ritardo alla lezione. Sentiva la magia del banchetto di inizio anno ritornargli in mente. Riaprì di colpo gli occhi alzandosi dalla bassa sedia dove era accomodato. Rimase qualche altro secondo immobile a godersi il silenzio della Sala Grande. Poche volte aveva provato l'emozione di non udir nulla all'interno di quel caldo luogo. Pochi giorni e sarebbe iniziato tutto da capo, sarebbe di nuovo vissuto in quel magico castello, avrebbe insegnato la sua materia preferita, avrebbe mangiato nel tavolo dei docenti. Di lì a poco tempo, tutto sarebbe cambiato.
Distolse definitivamente lo sguardo dal tavolo dei professori e, girandosi verso la porta da dove pochi minuti prima era entrato, uscì dall'ampia sala diretto finalmente in presidenza.
Ore 19:58. Aveva perso vari minuti all'interno dela Sala Grande e per lui il tempo ora era contato. Salì le scale diretto all'ufficio della prof.ssa Scelus e giunto finalmente di fronte al gargoyle a guadia dello studio del preside, pronunciò la parola d'ordine segnalatagli nella missiva della Scelus.
Cuba libre.
Esclamò osservando la statua girarsi a mostrare le scale. Le salì lentamente e si fece avanti verso la porta dello studio.
57, 58, 59, 60... ore 20:00 in punto.
Percy sbattè le nocche delle mani sulla lignea porta e, agitato ed in ansia, rimase in silenzio in attessa del permesso di entrare dall'interno.


Edited by Percy Cartney - 8/11/2011, 17:52
 
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Phollia
view post Posted on 4/11/2011, 15:15




Music



Quel giorno era stato duro, stancante, stressante, assolutamente pessimo, senza contare che il plenilunio si stava avvicinando e come sempre era più irascibile del solito. Era normale, ma doveva cercare di tenere segreta la sua maledizione per più tempo possibile. Aveva sperato, non con tutto il cuore, ma sì, aveva sperato che con il viaggio temporale la sua maledizione scomparisse, ma com’era rimasto l’Horcrux era rimasta anche quella, quasi più forte di prima. Quanto era masochista, quanto la faceva sentire libera l’essere lupo, quanto era pazza e squilibrata a provare quei sentimenti nei confronti della bestia che era. Probabilmente se l’avesse raccontato a qualcuno questo l’avrebbe cruciata all’istante. A proposito di crucio … aveva la nostalgia di quell’incanto senza perdono, forse il suo preferito. Fece roteare la bacchetta facendole fare un saltino in aria, questa sprizzò scintille rosso fuoco e lei se ne compiacque, le fece un sorriso. Amava quei giochetti per bambini magici, suo padre glieli faceva sempre da piccola, ma dalla sua bacchetta uscivano bolle verdi smeraldo. Era spaparanzata sulla sedia del preside, che per meglio descriverla era una poltrona di pelle nera, comoda comoda, dove si appisolava abitualmente verso le cinque del pomeriggio. Stendeva i piedi sopra la scrivania di legno di ebano e si abbandonava al torpore che il caminetto infondeva in tutta la stanza. Eh si, doveva ammettere che l’ufficio del preside era molto più accogliente ed invitante di quello che le era toccato tenersi per la bellezza di un anno: era nei sotterranei, umido, freddo, pieno di muffa che si ricreava in una notte. E poi figuriamoci se quella deficiente della McGranitt le faceva venire la disinfestazione, ora, che le cose erano cambiate e che lì dentro il capo era lei, poteva concedersi tutti gli agi. Ebbene quel pomeriggio di inizio anno scolastico, dove già fuori faceva freddo e il camino ardeva incessantemente si era appisolata il vestaglia e ciabatte nella sua solita posizione pensando naturalmente di svegliarsi per le sette in modo da prepararsi per cena tranquillamente. Invece aveva sonnecchiato tranquillamente fino alle sette e quaranta ed era entrata in panico quando l’elfo domestico che si era portata dietro da Roma l’aveva svegliata. O si era adirata eccome, aveva sbraitato contro la “povera” creatura e aveva perso altri dieci minuti. Si era poi catapultata di sopra e aveva spalancato la porta della cabina armadio (si era fatta allargare appositamente l’appartamento eliminando quello del Vice per avere la sua personale e adorata cabina armadio) e in tutta fretta si era messa alla ricerca del vestito adatto. Il primo che aveva preso in considerazione era corto, di seta rosse e decisamente troppo sexy per un’occasione simile. Il secondo era stato un completo neutro formato da camicia e un paio di pantaloni di pelle, scartò i pantaloni e indossò la camicia di un bianco candido e lasciò quasi per distrazione gli ultimi due bottoni aperti creando una di quelle situazioni alla “vedo non vedo”. Era ancora in mutande quando sentì bussare alla porta “Porco Diomede!” sussurrò tra i denti mentre cercava alla rinfusa qualcosa di giusto, chic che rispecchiasse quella cena di lavoro. “Porco Eutifonte!” sussurrò due secondi dopo ricordandosi che doveva essere una cena e lei non aveva preparato nulla. Mentre si infilava una gonna sopra al ginocchio grigia e della miglior tessitura schioccò le dita e l’elfo si materializzò davanti ad  ella. L’aveva già vista mezza nuda e in condizioni ben peggiori, non le fu nemmeno necessario parlare che questo scomparve con una missione. Sapeva che anche la “povera creatura” se la tirava e godeva della posizione della sua padrona: era diventato il boss degli elfi della scuola e otteneva tutto ciò che desiderava da questi. Avrebbe sottratto per lei un po’ del buon cibo che preparavano in quei giorni per il corpo insegnati. E sotto sentiva ancora bussare il povero neo docente, mise nei piedi i primi tacchi alti che trovò (si rese conto solo a fine serata che erano quelli bianchi laccati ad altezza dieci, modica per i suoi standard) e in un attimo fu davanti alla porta. Si ravvivò i rossi capelli, con un colpo di bacchetta fece sorgere al centro della stanza un tavolino, una bianca tovaglia e dei piatti in metallo, odiava l’argenteria. Fece qualche passo indietro e ripensò alla posizione per accogliere l’ospite, si mise dietro alla cattedra, vicino alla sua amata poltrona e con un altro colpo di legnetto spalancò la porta. “Avanti, si accomodi, non sia intimorito” disse immediatamente mentre i suoi occhi squadravano dalla testa ai piedi il docente che aveva appena assunto. Belloccio, sì, esteticamente niente male, ma, ma tutto quel blu: la camicia blu, i pantaloni blu, sembrava un corvonero in trasferta! Alzò un sopracciglio leggermente scettica, ma pensò che i maghi erano bizzarri, soprattutto i professori e non giudicò. Mosse la bacchetta come una frusta e due sedie si avvicinarono al tavolino centrale e disse “Prego, si sieda, il vino e le cibarie dovrebbero arrivare a momenti” Un ultimo istante di attesa  e una bottiglia di vino si materializzò in centro al tavolo “Si serva pure signor Cartney, dico bene? E mi dica, subito, come prima cosa, cosa ne pensa dell’educazione di un ragazzo ad Hogwarts?” stava incominciando a scaldare i motori, ma il povero e ignaro professore non aveva idea se e come sarebbe sopravvissuto a quella serata. Era la prima cavia, la prima persona umana oltre a Pound che la Scelus non aveva ancora Avadakedavrizzato dal giorno della presa di Hogwarts.



Edited by Phollia - 4/11/2011, 16:05
 
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Percy Cartney
view post Posted on 8/11/2011, 17:48





Percy Cartney rimase immobile a fissare la scura porta dell'ufficio. L'attesa cominciava vermante a farsi snervante. Non si sentiva un minimo rumore dall'interno e il povero professore non osava bussare un'altra volta sulla lignea porta, per paura di sembrar troppo scortese. Il tempo continuava a passare e, alla fine, il neo-docente decise di sbattere nuovamente le nocche sul legno. Uno, due, tre colpi. Ancora niente. Percy sbuffò. Lui era stato così puntuale! Aveva cronometrato i secondi per arrivare davanti allo studio del preside con precisione. Già, lo studio del preside... come dimenticarsi che la donna si era approppriata di quella stanza senza nessun permesso. Percy cominciò a sbattere con energia i mocassini sul pavimento di pietra. "Ma dov'è finita???" Pensò nell'attesa "Forse ha sbagliato studio e si è andata a rintanare nei sotteranei... dopo tutto insegna pozioni!" Sorrise un secondo e, proprio mentre stava quasi pensando di andar via, la porta si spalancò di colpo e gli apparve, in fondo alla sala e immobile vicino alla sedia della scrivania, la vice-preside: prof.ssa Lara Scelus.
Sussultò un secondo alla vista della donna immobile in fondo alla stanza e, piano piano, si fece avanti all'interno del loco in seguito al suo invito. Ma gli voleva far prendere un colpo? Spalancare la porta in quel modo ed attaccare a parlare a manetta senza dar il tempo al povero professore di afferrare le parole da ella pronunciate. "Buo... buonasera" Sussurrò facendosi avanti e fermandosi qualche centrimetro dopo la porta. Non disse nient'altro cercando pian piano di rielaborare tutte le frasi della profossoressa e facendo calare nella stanza un profondo silenzio. Si trovava in una situazione alquanto imbarazzante quindi riprese dopo poco. "Si, dice bene" Rispose "Professor Percy Cartney, docente di Trasfigurazione. E' un piacere fare la sua conoscenza." Altri attimi di silenzio divisero la sua ultima frase da quella successiva. Quindi riprese sempre con voce tranquilla, anche se tranquillo non era. "Io ho sentito molto parlare di lei, naturalmente. Una nuova vice-preside a capo della scuola" Affermò facendosi ancora più avanti fino ad entrare definitivamente nella stanza.
"Prima di risponderle vorrei rccontarle un po' di me, se mi è permesso." Sorrise riprendendo a parlare. Ora era molto più tranquillo e trovava nella vice-preside, quasi un'amica di vecchia data. "Sono nato a Londra e da una vita vivono in questa grande metropoli. Ho passato la mia età infantile nella casa di campagna dove abitavo con i miei genitori ma, appena ho potuto, mi sono trasferito al centro della capitale inglese. Ho frequentato i miei sette anni ad Hogwarts nella casata dei Corvonero e mi sono diplomato qui." Fece una piccola pausa soprattutto per riprendere fiato, quindi ricominciò a raccontare. "Ho passato vari anni di studio per approfondire il ramo della magia che preferisco: la trasfigurazione! Finalmente ho la possibilità di insegnare questa meravigliosa materia e, mi permetta, è per me un onore incontrarmi con lei oggi" Affermò ora marcando un grande sorriso sulla bocca. Rimase in silenzio vari secondi pensando se l'inizio della conversazione fosse andato bene o meno. Certo, quella era una donna da convicere già dal primo momento indubbiamente, e lui sperava di esserci riusciro. Si andò ad accomodare ove indicatogli e, dopo essersi sitemato, rispose sempre sorridente alla domanda. "Vede, professoressa, io ho sempre pensato che non tutti quelli che abitano ed hanno abitato queste mura fossero degni di apprendere la grande arte della magia. Quando studiavo io in questa scuola non era molto diverso da come è adesso. Alunni delle stesse tipologie albergavano in questo castello e solo diventato grande ho capito veramente chi meritava di abitare dentro queste mura. Ho sempre trattato i miei compagni come se fossero tutti uguali. Gli ho voluto bene e mi sono fattto degli amici senza sapere nulla delle loro famiglie o dei loro genitori."
Ora gli occhi di Percy si perdevano nel vuoto mentre rievocava i suoi anni passati ad Hogwarts nella risposta che stava dando alla Scelus. "Ho combattuto al fianco di tantissimi ragazzi e, come a volte a quell'età succede, mi sono affezionato ai miei compagni dal primo giorno in cui sono entrato in questo castello senza neanche saperne il nome. " Una lunga pausa bloccò le parole del docente, e dopo vari secondi finalmente: "Sono cresciuto insieme a... mezzosangue." Sussurrò infine come essendosi appena liberato di un grande peso. Quindi distolse lo sguardo dal punto vuoto che aveva fissato per tutto quel tempo per riportarlo infine sulla vice-preside "Se anche lei ha studiato qui, può capire come me cosa significhi vivere anni della propria vita immerso immezzo a sporchi babbani. Io non mi rendevo conto a quell'età di dove mi trovavo e di chi stavo conoscendo, e solo ora capisco cosa ho dovuto passare."
Il professore riprese fiato come prendendo un sospiro di sollievo, quindi ricominciò a parlare con un espressione di disgusto nel volto. "E ancora oggi nessuno ha permesso che questa vergogna finisca! Ancora oggi viviamo in un castello abitato da mezzosangue! Ancora oggi dobbiamo istruire studenti babbani! Ancora oggi viene permesso che queste persone abitino il castello!" Percy finì mantenendo il suo sguardo in quello profondo della vice-preside, come a voler cercare della complicità in quella donna così fredda. Come nela speranza che anche lei la pensasse allo stesso modo. Come pensando che quello sarebbe stato l'inizio di una grande intesa.
 
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